“Il racconto prende inizio dalla figlia di Zeus e Demetra, Persefone che intreccia le viole… dal narciso, su cui la fanciulla meravigliata si precipitò. Ed ecco, che mentre ella vuole strapparlo, la terra si spalanca e Aidoneo, uscito su un cocchio da essa, ghermisce Persefone e la porta via sui suoi cavalli” (Papiro berlinese 44, G. Colli, La sapienza greca, I 219).
“Perfetta è la grandezza della donna. Ella dona la vita a tutto ciò che è ed accetta la sorgente dall’uomo. La sua ricchezza sostiene ogni essere, la sua virtù è illimitata armonia, la sua capacità è ampia, grande è il suo splendore. Attraverso di lei tutti gli esseri giungono a compimento. Come una giumenta, ella è una creatura della terra e senza confini è il suo movimento. Seguendo il proprio principio, la donna ottiene senza dover rinunciare alla propria natura. Restando se stessa, porta ogni essere in sé.” (I Ching, 2)
Allora Dio fece scendere un torpore sull’uomo, gli tolse una costola e ne richiuse le carni. Quindi dalla costola plasmò una donna e la condusse a lui. (Genesi, 2)
Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio a Nazaret, città della Galilea, da Maria, promessa sposa di un uomo chiamato Giuseppe. Entrando, l’angelo le disse: «Rallegrati, Maria piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole Maria fu molto turbata e si domandò il perché di un tale saluto. Ma l’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà tutto questo? Io non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà detto figlio di Dio. Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio ed ella, creduta sterile, è ora al sesto mese di gravidanza. Nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». (Luca, 1)
La bellezza del femminile si cela. Al servizio della Legge, ella non vanta credito per se stessa. Questa è la via della terra, questa è la via della donna e di chi serve il logos: non perseguire il proprio vantaggio, ma portare ogni essere alla sua perfezione.
Due. Uomo e donna, Eva, vita, Maria, sacerdotessa, purezza e sapienza. Femminilità, devozione, fede, generosità, fertilità. Alterità dall’uno, dualità e molteplicità del creato. Persefone. Artemide. Terra. La donna per noi, il nucleo originario di femminilità e fecondità che, al pari del suo corrispondente maschile, non deve andare perduto, né essere intaccato. Ogni donna porta dentro di sé eternamente una bambina, una fanciulla, una giovane Eva, una sposa, una madre. La sua melagrana è sangue, fertilità e discendenza numerosa, vita eterna, dono, immortalità dell’anima, bellezza. Simbolo sui paramenti dei sacerdoti, sui capitelli del tempio di Gerusalemme, Persefone, per averne mangiato sei semi, trascorre nell’Ade sei mesi all’anno, si ritrae in inverno. La Donna, incarnazione del femminile, testimonia la nascita, la morte e la resurrezione dell’Uomo.
Tre cose sono troppo ardue per me, anzi quattro, che non comprendo affatto: la via dell’aquila nel cielo, la via del serpente sulla roccia, la via della nave in alto mare, la via nell’uomo di una giovane donna. (Proverbi, 30)
L’uomo creò col proprio potere una grande tempesta. Ma la donna, seduta in cima ad una montagna, con le mani congiunte in preghiera all’altezza della fronte, spezzò le dense nubi della tempesta ed il cielo risplendette di nuovo, rosso intenso come al tramonto.
Tutto tende al femminile. A Lei. Ed Ella ti attrae, ti porta a sé, ti promette una fecondazione infinita e rimanda al contempo col suo sguardo ad un altrove ancora più alto. Non frenare l’ascesa, ma abbi fiducia in lei ed in quanto ti accadrà. Rendi feconda la donna che ti ama e lasciati fecondare da lei.
Unione di Boaz e Jachin, misericordia e rigore, dono femminile, dono maschile. Due non è più uno. Prima distinzione.
L’inizio è donna. L’ego conta solo se stesso e non esce da sé. L’universo, il tutto, comincia da Lei.